Viaggiare è un’esperienza straordinaria che ci permette di scoprire, imparare e conoscere nuovi posti e culture. Come afferma l’antico filosofo e scrittore cinese Lao Tzu:
“Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo”
Oggi, un primo passo importante prima di viaggiare lo offre TBoxChain, una giovane start-up che ha messo a punto un nuovo metodo per smascherare le false recensioni dei consumatori online.
Dal famoso e antico passaparola siamo passati alle moderne recensioni, ossia un nuovo modo di comunicare e far conoscere le nostre esperienze e opinioni agli utenti in cerca di un prodotto, un viaggio o semplicemente un ristorante.
Quanti di voi leggono le recensioni prima di acquistare? Soprattutto, avete pensato alla veridicità delle recensioni che leggete su internet?
Gli operatori del settore che hanno deciso di essere visibili nel web mirano a farsi conoscere e ad avere a tutti i costi una buona reputazione online, anche adottando sistemi poco trasparenti per ottenere recensioni positive.
Ad esempio, immaginiamo di voler trascorrere un weekend fuori città: la prima cosa che facciamo è cercare una struttura adatta alle nostre esigenze; una volta scelta, scopriamo che ha solo feedback positivi e recensioni top. Bene, la prima cosa che ci fa sospettare è la percentuale altissima di recensioni positive. ”Può una struttura piacere a tutti i milioni di visitatori che hanno soggiornato?”: è questo ciò che potremmo pensare. La risposta potrebbe essere di sicuro positiva, ma dobbiamo fare i conti anche con uno dei principali problemi a cui molte aziende non riescono a trovare adeguato rimedio: le false recensioni.
Un problema che TBoxChain, un sistema di certificazione delle recensioni online strutturato su tecnologia blockchain, vuole risolvere una volta per tutte. Con il suo servizio, la start-up lucana consente di registrare recensioni certificate in maniera immodificabile, limpida e cronologicamente certa, disponibili in un sistema elaborato ad hoc.
Per saperne di più e conoscere le applicazioni di tale sistema nel settore food, abbiamo intervistato i founder di TBoxChain.
Ciao ragazzi, come è nata l’idea di creare TboxChain?
Circa 2 anni fa, lavorando a un progetto di valorizzazione del territorio, stavamo valutando con attenzione la questione della reputazione e della fiducia collegata a un sistema di accoglienza. Le domande che ci siamo fatti sono state due:
1. come può un potenziale turista (cittadino temporaneo) sapere davvero se un determinato territorio, con tutte le attività commerciali e non profit sottese, risponde a determinate caratteristiche di qualità?
2. Come fa a sapere se le recensioni che legge in rete sono valide, fidandosi di chi, in rete, gli offre stelle e ranking a vari livelli?
Abbiamo iniziato a cercare un metodo per valorizzare l’attività di recensione e provare, con strumenti scientifici inattaccabili, la veridicità delle stesse; a un certo punto, ci siamo imbattuti nella tecnologia abilitante “blockchain”, la nuova internet basata completamente sulla fiducia generata dalla comunità.
La recente sentenza (18 settembre 2018) del Tribunale di Lecce, che ha condannato a 9 mesi di carcere a al pagamento di una multa di 8mila Euro un’agenzia pubblicitaria di Lecce per la vendita di false recensioni online, è il primo caso riconosciuto giudizialmente della presenza di questo preoccupante fenomeno che opera delle pericolose distorsioni del mercato.
Noi, da appassionati di innovazione e, da qualche anno, entusiasti sostenitori della blockchain, abbiamo pensato che la spinta della tecnologia potesse aiutarci a trovare la soluzione al problema delle false recensioni, per cui abbiamo pensato a TBoxChain, la nostra piccola rivoluzione basata sulla fiducia.
TboxChain è un’applicazione tecnologicamente avanzata: a grandi linee, come funziona?
Abbiamo sviluppato un sistema digitale di raccolta, certificazione e distribuzione delle recensioni on-line basato su tecnologia blockchain.
I punti di forza del sistema sono i seguenti:
- la totale tracciabilità e immutabilità delle informazioni che vengono conservate in maniera decentralizzata utilizzando una blockchain i cui nodi potranno essere tenuti anche dagli stakeholders (p.es., ristoranti, hotel, musei, associazioni di consumatori);
- le due prove chiave: proof of location e proof of identity;
- la creazione di una comunità che possiede e controlla le informazioni condivise;
- la partecipazione delle persone nella definizione dell’algoritmo reputazionale.
Dal punto di vista tecnologico, TBoxChain è un sistema che, grazie all’utilizzo della tecnologia NFC, può distribuire un token crittografico contenente le informazioni relative a una localizzazione geografica specifica. Tale processo può essere utilizzato in campi molto diversi come turismo e ospitalità, ristorazione, eventi, smart cities e marketing di prossimità.
La verifica della posizione geografica comincia quando l’utente avvicina il proprio smartphone alla TBox. In maniera istantanea, la posizione dello smartphone viene confrontata con l’impronta geografica di prima installazione della “scatola della fiducia”: se queste coincidono, la TBox rilascia il token crittografico necessario per immettere nel sistema la recensione che in questo modo viene certificata attraverso la prova di identità e la prova di presenza.
La TBox è disegnata per essere iconica e riconoscibile, impossibile da aprire o sabotare (senza causarne la rottura), oltre che capace di lavorare senza alimentazione elettrica, grazie al bassissimo fabbisogno energetico. Infine, TBox utilizza un microcontrollore sicuro e “a prova di manomissione (tamper resistant) con interfaccia crittografata, che assicura l’integrità e segretezza delle informazioni trattate all’interno del sistema rendendole, a loro volta, non ripudiabili.
Siete una giovane start-up e già pluripremiata. Tra i tanti riconoscimenti ottenuti, qual è quello più significativo?
Due sono i riconoscimenti più importanti che abbiamo ottenuto. La vittoria della Creative Business Cup Italia, che ci consentirà di rappresentare il nostro Paese alla finale mondiale di Copenaghen, e il premio ottenuto nell’ambito di Factorymprese, organizzato dal MIBACT, che ci ha permesso di validare la nostra idea con enti che si occupano di tutela e promozione del patrimonio culturale. Infatti, a differenza di altre piattaforme che raccolgono le opinioni di viaggiatori, TBoxChain è l’unica che unisce ristoranti, alberghi e tutti gli altri siti di interesse turistico e culturale, in modo da permettere all’utente viaggiatore di trovare in un unico posto tutte le informazioni per vivere un’esperienza di viaggio immersiva e basata sulla fiducia. È di pochi giorni fa, inoltre, la notizia che Invitalia ha voluto continuare a credere in noi concedendoci anche un finanziamento nell’ambito del Programma “Cultura Crea”.
Quali sono i risultati ottenuti finora dal mercato?
Per adesso abbiamo ultimato il prototipo e stiamo sistemando alcuni dettagli delle nostre app web e mobile (iOS ed Android).
A novembre dovremmo iniziare la distribuzione delle prime TBox. Nel frattempo, ci siamo già mossi per la sottoscrizione di accordi di partenariato con degli early-adopters. Tra questi, vale la pena ricordare l’accordo con la Federazione Italiana Cuochi, per il settore ristorazione, che conta più di 18.000 affiliati di cui oltre 3.000 chef patrons. Abbiamo poi sottoscritto un accordo con Best Western Italia, uno dei maggiori players nel settore alberghiero in Italia, che conta più di 160 strutture. Per il settore beni culturali, abbiamo per il momento sottoscritto accordi con il Polo Museale dell’Umbria e la rete dei Musei Civici di Foggia.
Il vostro progetto è solo disponibile in Italia o anche all’estero?
Per la primissima fase contiamo di posizionarci nei maggiori centri urbani italiani e a Matera, in quanto Capitale della Cultura Europea del 2019, ma abbiamo già previsto l’internazionalizzazione di TBoxChain. Abbiamo sottoscritto un accordo con il Cluster Turistico delle Isole Baleari, sicuramente la più importante destinazione turistica d’Europa, e contiamo di posizionarci nel prossimo anno in Spagna, Regno Unito, Belgio e Olanda.
Come TBoxChain viene o potrebbe essere usata nel settore Food?
Uno dei settori dove riteniamo ci sia maggiore interesse rispetto alla nostra applicazione, è proprio quello della ristorazione, anello finale della filiera agri-food.
Opinioni trasparenti e certificate, sicuramente possono contribuire a valorizzare il cibo di qualità e il legame tra il buon cibo ed il proprio territorio. Essendo Tbox un dispositivo in grado di provare la presenza di qualcuno (o anche di qualcosa) in un determinato luogo e momento, potrebbe essere usato per certificare la tracciabilità fisica di un determinato prodotto, cioè di attestarne i suoi movimenti, all’interno di una filiera, dal campo alla tavola.
Cosa ha significato partecipare e vincere la Creative Business Cup Italia a Giffoni 2018?
Avremo maggiore contezza di quello che ha significato vincere la Creative Business Cup Italia quando metteremo piede a Copenaghen, per presentare TBoxChain al mondo.
Quando abbiamo deciso di candidarci, sapevamo di poter contare su un’idea fortemente innovativa ma non avevamo idea di come potesse essere recepita rispetto alle altre. Del resto, il panorama delle start-up italiano si fa sempre più competitivo e ricco di idee di grandissimo spessore. Questo è ancor più vero nel settore delle creative industries, il comparto che sta crescendo di più a livello europeo. Vincere per noi ha significato prima di tutto validare la nostra idea con valutatori esterni, con i quali ci siamo confrontati per riflettere sui punti del progetto da migliorare.
La possibilità di andare a Copenaghen è un premio ulteriore, che permetterà di confrontarci per la prima volta con un audience internazionale. Inoltre, la vittoria ha alimentato l’entusiasmo e la coesione all’interno del gruppo, fondamentale per affrontare i prossimi passi per il lancio della Tbox sul mercato e lo scale-up internazionale. Saranno momenti di grande intensità, anche emotiva, per cui abbiamo bisogno dell’energia e dell’entusiasmo di tutti.
Essere una start-up ha vantaggi e svantaggi: quali, secondo la vostra esperienza?
Onestamente per noi “start-up” è solo una definizione che rende un po’ più cool. Non vediamo vantaggi o svantaggi, quello che conta è il lavoro delle persone e l’approccio a quello che si fa.
Quello che sicuramente possiamo dire è che l’attuale normativa italiana semplifica la nascita e gli adempimenti delle start-up creando i presupposti per la diffusione di un ecosistema di innovazione.
Ripeto, per noi è solo una questione di definizione, ci possiamo chiamare in maniera diversa ma siamo quello che riusciamo a produrre. La nostra esperienza ci ha insegnato che non esistono vantaggi o svantaggi nell’essere una start-up, quello che conta è concentrarsi su quello che si fa. Ripeto, start-up è solo una definizione.
Innovazione e tradizione: cos’è più importante per voi?
Le due cose devono essere necessariamente in sintonia, soprattutto in un settore come quello turistico-culturale, in cui la nostra TBoxChain punta a posizionarsi. Non c’è innovazione senza tradizione e non c’è futuro per la tradizione senza l’innovazione. Crediamo fortemente in questo binomio. Citando Pierangelo Bertoli direi che siamo “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro!”
Il mondo delle start-up ha palesemente confermato che dietro giovani talenti si nasconde molta innovazione e voglia di fare. Avete programmi e obiettivi ambiziosi per il futuro?
Certo, non esiste futuro senza pianificazione. Nei prossimi tre anni vorremmo servire tutto il mercato europeo con una market share di almeno il 5% tra alberghi e ristoranti. Stiamo parlando di 110.000 utenti business e di circa 3 milioni di download per la nostra app. Ci stiamo già muovendo su questo fronte attraverso la sottoscrizione di accordi con importanti players all’estero, come il Cluster Turistico delle Baleari che vanta al suo interno membri come la catena alberghiera Melià. Chiaramente, non si conquista market share senza un buon team, per cui contiamo di allargare ed internazionalizzare il team di TBoxChain.